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Fra’ Vincenzo Pietrosanti da Bassiano (1624 ca. - Roma, 25 marzo 1694) e i suoi crocifissi lignei Studi di Maria Teresa Valeri dal 1997 al 2009 Collazionati a cura di BIANCAMARIA VALERI

  • Crocifisso

Fra’ Vincenzo Pietrosanti da Bassiano

(1624 ca. - Roma, 25 marzo 1694)

e i suoi crocifissi lignei

Studi di Maria Teresa Valeri dal 1997 al 2009

Collazionati a cura di

BIANCAMARIA VALERI

sette crocifissi

 

Maria Teresa Valeri, mia sorella, ha iniziato ad approfondire la conoscenza del miracoloso Crocifisso di Fra’ Vincenzo Pietrosanti da Bassiano, venerato nella Chiesa di S. Agata di Ferentino, nel 1997 un anno dopo la morte del Papà. Il dolore composto, in cui era raffigurato il Cristo di S. Agata, era consolatorio, dava sicurezza nella prova che il Figlio di Dio, morto dopo atroci patimenti aveva sconfitto la Morte e diventava primizia di resurrezione per tutti gli Uomini, testimonianza di una nuova vita che non avrebbe più conosciuto dolore e morte, ma solo la gloria del Paradiso.

Maria Teresa ha continuato ad approfondire lo studio sul prezioso simulacro ligneo che Fra’ Vincenzo scolpì insieme ad altri sette crocifissi conservati in chiese laziali, oggetto di venerazione e fede sincera. Per lasciare testimonianza completa degli studi di mia sorella ho raccolto le sue dotte e scientifiche relazioni e le ho pubblicate nel 2022 in un interessantissimo volume, inserito nella Collezione “Ferentinum. La storia di Ferentino in fascicoli”.

L’occasione è nata dai contatti epistolari intercorsi tra me e mons. Alejandro Cifres Gimenez, studioso rigoroso cui si deve un’accurata ricostruzione della biografia e dell’opera di Fra’ Innocenzo da Petralia. Desiderava condividere con me e mia sorella alcune sue riflessioni in merito al crocifisso venerato nella Cappella detta “del Cappellone” sita nella Cattedrale di Priverno; a suo giudizio, tale pregevole scultura aveva buoni motivi per essere riconosciuta come un’opera non ancora accertata, per mancanza di fonti documentarie, di Fra’ Vincenzo Pietrosanti da Bassiano. Gli studi di mons. Cifres, per trent’anni Direttore dell'Archivio presso Congregazione per la Dottrina della Fede, sono stati portati all’attenzione del mondo degli Studiosi in un importantissimo congresso tenutosi a Greccio il 6-7 maggio 2022: Il patrimonio artistico della Provincia di S. Bonaventura dei Frati minori del Lazio e Abruzzo (secoli XV-XVIII). Proposte di ricerca, tutela e valorizzazione, a cura di Alvaro Cacciotti e Maria Melli. L’interessante articolo di mons. Cifres ha avuto un titolo molto significativo: Fra Innocenzo da Petralia e Fra Vincenzo da Bassiano scultori francescani: due esempi di valorizzazione del patrimonio artistico e documentale. Un’ipotesi sul crocifisso della Cattedrale di Santa Maria Annunziata di Priverno (pp. 139-168) ed ha esplicitato la sua ricerca stilistica e artistica condotta sui crocifissi lignei di Fra’ Vincenzo Pietrosanti e, a suo giudizio, dell’autore ancora non accertato del Crocifisso di Priverno, riconosciuto da Cifres molto vicino alla cifra artistica di Fra Vincenzo.

Le fonti priverniati attribuiscono, invece, il Crocifisso del “Cappellone” a Giuseppe Baccari di Maenza sulla base di un rimando archivistico molto importante e, per la verità, molto dirimente sulla paternità del simulacro. Per il Crocifisso di Priverno abbiamo un documento difficilmente sconfessabile: un libro contabile della Confraternita che reggeva la Cappella del Sacramento, salvatosi, miracolosamente, dal naufragio del suo archivio. (Edmondo Angelini, Giuseppe Baccari di Maenzae gli ebanisti di priverno, XVII-XVIII sec., in Un Museo che non c’è, Roma 2014, p. 68)

La prima annotazione di Alejandro Cifres è la seguente: “Unico elemento a sostegno della paternità del Baccari sono due annotazioni su un libro contabile della confraternita titolare della cappella, che raccolgono la commissione al succitato di un “crocifisso” per il cd. “cappellone” del Duomo, per il quale furono pagati negli anni 1672-1673 poco più di 15 scudi” (art. cit., p. 143). Ricaviamo la seconda annotazione nella nota n. 14 in calce alla p. 143 sempre nel medesimo articolo citato: “Il documento è costituito da due annotazioni nel libro contabile, che parlano, la prima di un pagamento di 3 scuti, avvenuto il 4 luglio 1672, in favore del «Maestro Giuseppe Baccario, falegname di Maenza», a conto di un Crocifisso da fare per la detta Cappella; la seconda, un anno più tardi, in data 7 luglio 1673 documenta il saldo finale della scultura, per altri 12 scudi e 80 bolognini”. Con accurata analisi stilistica condotta da mons. Alejandro Cifres sul Crocifisso di Priverno e nel confronto con le preziose opere di Fra’Vincenzo Pietrosanti e di Fra’ Innocenzo da petralia, lo studioso ritiene molto attendibile l’attribuzione del Crocifisso priverniate a Fra’ Vincenzo, anche se lascia aperto lo spiraglio a ulteriori approfondimenti e ricerche sulla vicenda, ancora tutta da “scoprire” attraverso fonti archivistiche e artistiche.

Senza con questo smentire l’approfondita e perfetta analisi storiografica di mons. Cifres, propendo le l’attribuzione del Crocifisso di Priverno a Vincenzo Baccari di Maenza, valente scultore: difficilmente si può “smentire” un registro contabile … quando si tratta di soldi, non si possono commettere errori o ... scambi di persona: vige sempre il criterio: “senza null'altro a pretendere”.

Qui il testo completo: pdfil-Crocifisso-di-S.-Agata-mariateresa-biancamaria-valeri.pdf9.41 MB