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Antifone "O" - 17 dicembre

  • Liturgia
 
O Sapienza,
che esci dalla bocca dell’Altissimo, (Sir 24,3)
ti estendi sino ai confini del mondo,
e tutto disponi con soavità e forza: (Sap 8,1)
vieni, insegnaci la via della saggezza!. (Is. 40,14)

 

Attraverso i lenti e faticosi sentieri dello spirito, proiettato in un universo dove tutto suscita un profondo senso di timore e di ammirazione, l’uomo ha sempre cercato di dare spiegazione a ciò che lo circonda,Egli ha anche cercato di comportarsi, di vivere in maniera conforme alla sua condizione di uomo. “Concedi al tuo servo un cuore docile perché sappia distinguere il bene dal male” chiede Salomone, il saggio per eccellenza (1 Re 3,9). Ricerca di una saggezza di ordine pratico che conserva fin nelle sue ultime espressioni la nostalgia di un sapore primigenio: il sapore dell’albero della vita (Gn 2,9; 3,6.24).

I libri sapienziali d’Israele presentano la Sapienza come concepita prima di tutti i secoli e vivente accanto a Dio (Pro 8,22-36): essa rappresenta un po’ il suo progetto d’amore sul mondo. Per amore degli uomini, essa lascia il suo trono regale e si precipita in Israele per salvarlo, come ai tempi dell’esodo (Sap 18,14). Gli dimostra lo stesso amore di una “madre”, oppure lo invita a prenderla spiritualmente in “sposa”.

Splendore della luce eterna, la Sapienza è lo specchio senza macchia dell’attività divina (Sap 7). Uscita dalla bocca dell’Altissimo, desidera abitare tra i figli d’Israele, affinché chiunque ha fame possa soddisfare accanto a lei il suo desiderio, in quanto vero albero della conoscenza (Sir 24; Pro 9, 1-6).
E’ la sapienza che presiede al flusso e al riflusso della storia della salvezza.Essa sola permette di capire come, nonostante l’apparente venir meno delle promesse divine, tornerà un “resto”, la cui fede purificata conoscerà la via della verità (Is 40,14). Perché se l’erba dissecca e il fiore appassisce, quando spira il soffio del Signore, la Parola, al contrario, dura per sempre (Is 40,8).  

Scoprire la trascendenza del disegno di Dio sul mondo non è l’apice della saggezza? I suoi pensieri non sono i nostri pensieri, né le sue vie sono le nostre. Fondarsi sulla sua parola vuol dire abbandonarsi alla saggezza che governa il mondo.“La parola, uscita dalla mia bocca, non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata”. (Is 55,11).
Come nell’evangelista Giovanni il Cristo è il Verbo, la divina Parola uscita dalla bocca dell’Altissimo (Gv 1, 1-14), in San Paolo egli è la Sapienza divina che presiede alla nuova creazione (1 Cor 1, 24-30); Eb 1.3).Ciò che Giovanni esprime in termini di “nuova nascita” (Gv 3, 3-7), viene enunciato da Paolo in termini di “nuova creazione” della quale sorgente è Cristo, il nuovo Adamo, in quanto Creatore e Redentore.In San Paolo la missione della Sapienza divina s’inquadra in una dimensione cosmica della salvezza, connessa con la sua funzione redentrice: tutto è stato creato nel Cristo e per il Cristo, tutto è stato altresì costituito e salvato per mezzo di lui e in vista di lui (Col 1,15-20).
La pienezza dei doni divini, promessi al Messia nell’Antico Testamento e dei quali la Sapienza è compendio (Is 11, 1-2), la ritroviamo nel Cristo come pienezza che si fa dono:“Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia” (Gv 1,16).E’ ciò che Paolo chiama “pleroma” (Col 1,19; 2,3), termine significativo che ci permette di capire come il Cristo Gesù è principio e forza coesiva dell’universo, come anche termine ultimo di tutte le cose.L’inno cristologico della lettera agli Efesini canta, con espressione lirica di un traboccante entusiasmo, la sovrabbondanza della grazia divina che ci viene comunicata nel Cristo (Ef 1,20ss). Paolo nella stessa lettera giunge a identificare l’attuale pienezza del Cristo con la Chiesa (Ef 1,23), che cresce e tende alla perfezione del suo compimento fino a realizzare in se stessa la piena maturità del Cristo suo sposo (Ef 4,10-16).
Invocando la Sapienza divina perché si manifesti ancora una volta nella sua Chiesa, la liturgia si appella al dinamismo spirituale di questo mistero del Verbo incarnato, immagine perfetta del Padre e realizzatore del suo disegno universale di salvezza, in modo che “Dio sia tutto in tutti” (1 Cor 8,6: 15,28). Vieni, Sapienza dell’Altissimo, insegnaci la via della Verità!
Una volta delineato il quadro generale del progetto di Dio nel mondo, non rimane che abbozzarne a grandi tratti l’attuazione, in un popolo, una terra, una nascita.

(Robert Gantoy e Romain Swaeles, benedettini dell’Abbazia di Saint-André de Clerlande, Belgio)