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Canto religioso, canto sacro, canto liturgico?

  • Liturgia

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di Robert Philippe

chanting03Non tutti i canti rispondono alle esigenze della liturgia. «Cantare la liturgia» non significa semplicemente cantare un certo numero di canti «religiosi» o «sacri» nel corso della celebrazione liturgica. Questi due termini, religioso e sacro, non sono fra l'altro dei buoni criteri per parlare del canto liturgico. Ogni canto che si ispiri in qualche modo ad elementi propri alla religione diventa necessariamente un canto «religioso». Ora, se ogni canto liturgico appartiene all'universo abbastanza vasto del canto religioso, che comprende per esempio la canzone religiosa e il canto catechistico, non tutti i canti religiosi trovano comunque posto nella liturgia!

Non è neanche l'appartenenza alla categoria del «sacro» che può garantire a un canto di trovare posto in una celebrazione liturgica. La categoria del «canto sacro» è complessa. Innanzitutto, non disponiamo di alcun criterio musicale per stabilire che una musica è sacra e un' altra non lo è. Questo termine è apparso all'inizio del XVII secolo nell'ambiente luterano della Germania del Nord per distinguere il repertorio della musica da chiesa da quello della musica profana. Non si basava affatto a quell' epoca su caratteristiche di ordine musicale. La nozione di musica sacra a cui facciamo riferimento in questi anni risale piuttosto alla seconda metà del XIX secolo e all'inizio del xx. È il momento in cui nasce il desiderio di riformare la musica da chiesa e di darle un carattere che la distingua dalla musica profana, dalla musica del mondo. Sotto l'influenza delle ricerche storiche, ci si rivolge principalmente alle musiche del passato. La conseguenza concreta si può vedere nel Motu proprio Inter sollicitudines promulgato da Pio X nel 1903 che presenta il canto gregoriano e la polifonia di Palestrina (XVI secolo) come i modelli della musica sacra. La questione del «sacro», quindi, è legata più ad uno stile di scrittura musicale che ad un rapporto tra un canto e un' azione liturgica. Vale la pena di ricordare anche che il modo di celebrare la liturgia prima del Concilio Vaticano II era ben diverso da quello che noi conosciamo oggi. La messa era innanzitutto un' azione del celebrante: il popolo si accontentava di assistervi.

A volte, assisteva tanto alla messa quanto a un concerto dato da un coro o da un organista. Obiettivo della musica era di condurre a una spiritualità piuttosto che a una partecipazione attiva dei membri dell'assemblea. Aggiungiamo anche che la musica sacra supera largamente il quadro della musica cristiana. Se il Concilio Vaticano II parla ancora di «Musica sacra», la definizione che ne dà nella Costituzione sulla sacra liturgia (Sacrosanctum Concilium) è comunque molto diversa da quella conosciuta fino ad allora: «La musica sacra sarà tanto più sana quanto più strettamente sarà unita all' azione liturgica» (SC 112). Riappare qui la concezione che sant'Agostino aveva del «canto ecclesiastico»: un canto la cui qualità principale è la sua «attitudine» a compiere la funzione liturgica che ci si attende da esso. Per questo oggi si preferisce parlare di canto «rituale», cioè in rapporto stretto con l'azione rituale presente nella liturgia.

IL CANTO RITUALE DEI CRISTIANI

Il concetto di «canto rituale» ci permette di superare quello di «canto sacro» che non ha più senso oggi nel quadro della liturgia postconciliare. Esso ci permette anche di relativizzare la dimensione estetica del canto poiché il criterio di opera d'arte, e a fortiori di capolavoro, non è più il criterio primo del canto liturgico. Esso deve comunque garantire sempre una buona qualità e offrire all' assemblea un' opera giusta - adeguata - e bella. «È la celebrazione liturgica stessa che, nelle sue azioni e nelle sue parole, nei suoi riti e nei suoi testi, deve trovare la sua forma lirica e musicale». Occuparsi di scegliere dei canti per la liturgia, significa comunque e prima di tutto conoscere la liturgia! «Essa è un'azione complessa, composta da una grande varietà di tipi di parole e di gesti: proclamazioni, dialoghi, acclamazioni, salmodie, antifone, litanie, tropari, inni, che intervengono in processioni, letture, preghiera di supplica o di lode, nell’offertorio, la comunione, ecc».