
𝗟𝗲 𝗔𝗻𝘁𝗶𝗳𝗼𝗻𝗲 𝗢 di Marco Frisina
Le antifone O segnano il cammino verso il Natale. Le iniziali del loro testo latino sono un acrostico che, letto dall’ultimo giorno al primo, si legge: ERO CRAS. Cioè: "Domani ci sarò". Un simbolo che ci ricorda l’importanza dell’attesa che deve essere coltivata nel nostro cuore.
17 dicembre
La genealogia di Gesù riportata da Matteo ci introduce nella storia della salvezza e assomiglia ai portali delle cattedrali gotiche dove vengono raffigurati gli antenati di Cristo in cornici sovrapposte simboleggianti il succedersi delle generazioni nella storia di Israele. Gli antenati di Cristo non sono eroi o grandi personaggi della storia, come potremmo aspettarci dagli avi del Messia. Insieme ai nomi di patriarchi e grandi figure di Israele, troviamo infatti personaggi discutibili o veri e propri grandi peccatori, condannati nel racconto biblico. Tra questi, anche alcune donne che potremmo considerare irregolari nel loro rapporto con la genealogia: Tamar, che ebbe i suoi figli da Giuda con l’inganno travestendosi da prostituta; Racab, la prostituta di Gerico; Ruth la straniera, bisnonna di Davide; Betsabea, che Davide sposò dopo averne fatto uccidere il legittimo marito. Un modo per sottolineare che la storia in cui Cristo si inserisce è quella turbolenta e ambigua della quotidianità, del peccato, spesso della violenza. Eppure, in tanto disordine, Dio fa germogliare Maria da cui fa nascere suo Figlio. Questo segno di speranza mostra la novità della Redenzione che viene dalla grazia e non dagli uomini. Oggi hanno inizio le ferie privilegiate d’Avvento, ovvero i giorni della settimana che precede il Natale, caratterizzata dalle cosiddette “Antifone O”, cioè le antifone che precedono il Magnificat nei Vespri e che costituiscono i versetti alleluiatici di questi giorni. In ciascuna è presentato uno dei nomi biblici del Messia, l’Atteso delle genti. Oggi è chiamato “Sapienza dell’Altissimo”.
18 dicembre
Il Vangelo di Matteo non racconta l’annuncio a Maria, ma quello a Giuseppe, che riceve in sogno la rivelazione del significato della maternità straordinaria della Vergine. In lei lo Spirito Santo realizza le antiche profezie e Giuseppe è chiamato a collaborare alla Storia della Salvezza. La sua grandezza non si rivela per qualche grande impresa eroica o per qualche miracolo straordinario, ma nell’umile obbedienza alla volontà di Dio e nell’amore concreto e generoso con cui egli accompagna Maria e Gesù negli eventi drammatici che si susseguono agli inizi della vita di Cristo. Le sue scelte non derivano da un ragionamento umano, da convenienze utilitaristiche, da strategie particolari; Giuseppe agisce obbedendo alla volontà divina con semplicità, accetta senza discutere il ruolo paterno che Dio gli chiede e lo vive in silenzio, con pazienza e grande amore. Pur non essendo padre nella carne, egli è padre nel cuore e comprende che il Signore lo chiama a custodire, proteggere, condurre, amare, diventando per Gesù l’ombra del Padre celeste, il suo segno visibile sulla terra per il Figlio di Dio. Riscopriamo la sua grandezza e scegliamolo come amico e compagno nel cammino della fede; impariamo da lui l’obbedienza e l’umiltà affinché nella nostra vita conosciamo la stessa intimità con Gesù che egli ha vissuto. Diventiamo anche noi ospiti di Nazareth vivendo ogni giorno con Maria, Gesù e Giuseppe la pace e la gioia, pur tra le difficoltà e le prove.