La scuola femminile con note storiche a cura di Biancamaria Valeri
(note storiche a cura di Biancamaria Valeri)
nella foto Convento delle Suore Francescane Missionarie del CIM prima del restauro (foto Emilio Collalti)
Ferentino e la Scuola delle Maestre Pie
Nel 1755 mons. Pietro Paolo Tosi, vescovo di Ferentino, visitando la città, ispezionò la Scuola Femminile delle Maestre Pie, eretta in Casa Claruzi nel territorio della Parrocchia di S. Valentino. Il Vescovo lodò la buona conduzione della scuola e ne deputò come esattore don Vincenzo Piccirilli (AVF, Visite Pastorali, vol. A/IV, c. 31). Dunque già dagli inizi del XVIII secolo in Ferentino era attiva una scuola per le fanciulle diretta dalle Maestre Pie. Tale scuola era seguita anche con grande interesse dalla Comunità cittadina; infatti nel 1789, il 22 ottobre, il consiglio comunale, riunito in seduta plenaria e presieduto dallo stesso governatore Ermenegildo Gabrielli, deliberò di accollarsi gli oneri delle spese di affitto dei locali e dello stipendio alle maestre. Il servizio che le maestre offrivano non poteva non trovare favorevoli i pubblici amministratori: infatti queste erano impegnate a raccogliere le fanciulle del popolo, lasciate sole in città dai genitori, che giornalmente si recavano nei campi a svolgere il loro faticoso lavoro. Lasciate sole e senza controllo, le fanciulle potevano traviarsi e, così, arrecare grave danno alla società, perché una volta divenute spose e madri, essendo ignoranti, non avrebbero saputo trasmettere ai loro figli i sani principi del Cristianesimo, della vita timorata di Dio né avrebbero saputo condurre bene la vita familiare.
Scuole femminili nella Provincia di Campagna: i primi esperimenti
Nella Provincia di Campagna già della metà del XVIII secolo si erano costituite istituzioni educative dirette da giovani donne, per sovvenire ai bisogni culturali e religiosi di tutte le fanciulle, ricche e povere. Le maestre di queste scuole non erano religiose, ma laiche, e questo per favorire i loro spostamenti da città in città e per permettere loro di trattare liberamente con le persone, senza gli impacci dei vincoli religiosi. Una delle prime istituzioni scolastiche femminili fu fondata nel 1685 in Viterbo da Rosa Venerini e subito si diffuse in tutto il Lazio, trovando terreno fertile anche nella Provincia di Campagna, dove ebbero un'altra direzione: in questa provincia si pensava che lo stato religioso giovasse a dare maggiore prestigio alle maestre. Ad Anagni suor Claudia De Angelis, oblata terziaria domenicana, nel 1709 aprì per le fanciulle una scuola di catechismo con annesso un “laboratorio”. Ad Anticoli, l’odierna Fiuggi, le Sorelle Faioli, Teresa (22 anni), Cecilia (21 anni) e Antonia (18 anni), nel 1741 fecero il proposito di ritirarsi dal mondo per dedicarsi all’educazione delle fanciulle povere. Aprirono nella loro casa paterna una scuola, che nel 1747 ricevette il suggello episcopale. Nel 1781 le sorelle Fajoli ricevettero l’abito francescano nero e la loro scuola fu trasformata in Conservatorio, una istituzione religiosa. Poiché la scuola soffriva di una grave crisi, nel 1785 fu “rifondata” da due giovani maestre: la romana Maria Lucrezia Manaccioni (in religione: suor Anna Vincenza di Maria Addolorata) e l’acutina Vittoria Affinati (in religione: suor Angela Serafina di Gesù Crocifisso). Si deve a queste due suore la fondazione di una scuola femminile in Alatri e il rinvigorimento di quella di Ferentino, esistente già dalla metà del XVIII secolo.
La scuola femminile ferentinate nel XIX secolo
La già ricordata delibera consiliare del 22 ottobre 1789, riconfermata nel 1793, accordava pubblico conforto ad un’istituzione privata: il Comune di Ferentino partecipava all’istituzione, pagando l’affitto dei locali e acquistando i mobili e altre suppellettili ad uso delle maestre. Il coinvolgimento episcopale si ebbe a partire dal 1803, quando il nuovo vescovo di Ferentino, Nicola Buschi, intervenne a regolamentare definitivamente l’istituzione. Il Breve di Pio VII il 30 settembre 1803 autorizzava una tale pia fondazione; i redditi necessari venivano desunti dalle oblazioni annuali delle confraternite ferentinati dello Spirito Santo (50 scudi), di S. Antonio di Padova (25 scudi), del SS.mo Sacramento (15 scudi), della Vergine del Carmelo (10 scudi). La scuola iniziò in Casa Carnabile, edificata nei pressi della chiesa di S. Francesco e di proprietà del canonico Carnabile, parroco della Cattedrale, il quale nel 1795 aveva, con un lascito, legato le sue sostanze e la sua casa all’istituzione educativa. Nella primavera del 1803, su richiesta dell’Ordinario ferentinate, erano giunte in città le due suore della scuola di Anticoli: la Manaccioni (49 anni), che aveva alle spalle una lunga carriera di insegnante, avendo prestato la sua opera dalle maestre Pie Filippini in Roma, e la Affinati (31 anni), conversa, dotata di grande abilità nei lavori donneschi. La scuola ferentinate aveva anche un Regolamento, esemplato su quello della principessa Doria Pamphili. Oltre al catechismo e all’apprendimento dei lavori femminili, compatibili con l’età delle fanciulle, alle allieve si doveva insegnare a leggere. Il Vescovo avrebbe presieduto agli esami, avrebbe distribuito i premi finali e avrebbe provveduto ad elargizioni per aiutare le fanciulle povere. La regolare attività didattica si interruppe nel 1810. La scuola femminile, che da qualche anno si era trasferita in Casa Querci, venne soppressa, come tutte le istituzioni religiose, e le suore dovettero essere allontanate da Ferentino, per garantire la loro incolumità. Durante il passaggio dei soldati francesi, che scortavano i sacerdoti ferentinati deportati, la stessa Manaccioni dalle finestre di Casa Bellà, dove era ospitata, li esortò ad essere forti, invitandoli a non “dare retta a codesti diavoli” (i francesi). Il comandante francese senza alcun processo ordinò l’immediata decapitazione della religiosa. Mattia Cappella salvò la vita alla Manaccioni, “una povera e semplice maestra, per la quale non valeva la pena impiegare la propria autorità”, facendo commutare la pena capitale nell’esilio. Mons. Buschi provvide a inviare la religiosa e le sue consorelle a Giuliano di Roma, dove rimasero fino alla caduta del regime napoleonico. A Giuliano continuarono a fare scuola a carico di quella Comunità, che sborsava per loro, annualmente, la somma di 80 scudi. Ritornate a Ferentino, nel 1815, il 24 novembre, con Breve di Pio VII riprendeva vita l’opera educativo-sociale. La scuola riapriva i battenti, in Casa Ricci, il 14 aprile 1816 con una nuova denominazione: Conservatorio delle Monache della Carità della Città di Ferentino sotto la regola di S. Chiara. La scuola era la prosecuzione di quella regolamentata da mons. Buschi; ma mentre prima l’istituzione era essenzialmente scolastica, dal 1816 assumeva una fisionomia più marcatamente religiosa. Maestre continuavano ad essere la Manaccioni e la Affinati e se ne aggiungeva un’altra: suor Marianna Celeste della Presentazione (al secolo: Marianna Cianciarelli di Roma), già maestra in Alatri. La vita della Comunità religiosa e del Conservatorio delle Educande era scandita minuziosamente dal Regolamento del 1816 e dal Regolamento delle Educande, per i quali il Vescovo si avvalse della collaborazione di don Pietro Paolo Pisani.
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