Skip to main content

Memorie storiche di don Paolo quarta parte

  • Memorie don Paolo Cappelloni

Le pulci, fastidiose, si annidavano nelle pieghe dei vestiti, specie nei calzoni. Ricordo don Pompili, che portava i calzoni alla zuava, si liberava slacciandosi i calzoni all'altezza dei ginocchi, e dava il via alle pulci in una vasca d'acqua. Giornate di libertà erano poi,quelle dedicate alla raccolta del muschio per il presepe di Natale. La capanna per i tre Santi personaggi, quasi a grandezza naturale, veniva costruita e messa in vista su di un palco costruito all'altezza e dietro l'altare maggiore. A fianco due dossi coperti di muschio. Un'altra giornata era dedicata alla raccolta delle ginestre ed altri fiori e verde per la grande infiorata del Corpus Domini. Nelle domeniche di Quaresima, una vera actio sacra - la Via Crucis. Affollatissima. il sacerdote e il chierichetto che portava l'inginocchiatoio faticavano a farsi largo nella ressa. Gremito ogni angolo della chiesa . . Ad ogni stazione, terminata l'intenzione relativa, si cantavano le strofe attribuite al Metastasio, precedute dal "Teco vorrei, Signore .... " Su formelle in cotto si possono leggere anche oggi dai pellegrini della Montagna Spaccata, appese lungo il corridoio che porta al suggestivo Santuario di Gaeta. A dare l'avvio ai canti c'era un incaricato, poi si fondevano le voci maschili e femminili.

Ricordo la Novena dell'Immacolata. Nonostante l'ora e la stagione, la chiesa si riempiva. Un gruppo di noi, con levata estemporanea, dalla balaustrata dell'Organo cantava il "Tota pulcra ... " Dall'esterno giungevano le note dei pifferi e delle cornamuse . Durante poi il mese di novembre, richieste, le ufficiature e Messe funebri. Al centro il catafalco. Si recitava il mattutino: Regem cui omnia vivunt, venite adoremus ... Per chiudere, prima della S. Messa con il Miserere accompagnato dall'harmonium, preceduto dall'exultabunt domino ossa umiliata. La celebrazione di quest'insieme di cerimonie funebri veniva annunziata dal suono delle campane.

Erano tre: la grande, la mezzana e quella piccola. Ciascuna rintoccava tre colpi. Quei rintocchi ti mettevano addosso un brivido: don, don, don - dan, dan, dan, - din, din, din. Non tutti, ma i pochi prescelti, erano svegliati .... vestiti scendevano in coro con le zoccole in mano per non fare rumore, fenomeno noto in psicologia infantile, che i  piccoli apprendono con facilità, e, non appena incominciano a compitare, leggono tutto quello che cade sottocchio. Allora l'apprendimento era affidato soprattutto alla lettura  oggi all'immagine; cartoni animati, giornalini - ecc. Non c'era la televisione, la grande mamma dei piccoli. Ricordo che in chiesa, la chiesa di S. Agata, annessa e officiata dai nostri, che in coro con gli stalli in legno, gli inginocchiatoi, muniti di una sputacchiera per i frati catarrosi, in" alto sulla parete di fondo, oltre il quadro di S. Agata, rappresentata con altri Santi, dominante S. Francesco, la santa mostrava in un vassoio due mammelle. Seppi poi che tra gli altri tormenti cui fu sottoposta ci fu anche il taglio delle mammelle. In alto una pittura: un grande Padre Eterno, con le braccia in atto di accogliere con la scritta in latino: "Venite ad me omnes qui laborat is et onerat i est is".

Sulla parete esterna dell'Istituto che faceva angolo con la facciata della Chiesa, si leggeva a scopo di pubblicità: "Benzina superiore Lampo". Dopo la completa distruzione, con successive ondate di bombardieri, nel 1944 - fu imposto, nella ricostruzione l'arretramento, di almeno due metri, per allargare in quel tratto in curva la Casilina. Chi legge queste memorie, ricorda se a quei tempi c'era una benzina pubblicizzata così? - Il libro di lettura "Allegretti e Serenella" lo sapevo a memoria; pensavo che fosse così per tutti. Mettendo a frutto questa dote peculiare, potevo fare rapidi progressi; e data l'età essere ammesso a classi superiori. Ammesso invece in seconda - maestro non più Carlo BORGHI, nel frattempo ordinato sacerdote, fui affidato a una delle nostre suore: una certa suor Antonietta. L'anno 1921-1922 è un anno vuoto. Nel 1922 , non più il principe Umberto, ma il padre Vittorio Emanuele Il", a Frosinone per inaugurare analogo monumento ai Caduti, non sostò e tanto meno visitò l'Istituto.

Fummo solo schierati lungo la facciata che dava e dà sulla Casilina, al suo passaggio. Rallentò la corsa della macchina ma non si fermò, Ricordo, che piccolo di statura com'era, avanzava di poco con il capo, coperto da un berretto alto con i gradi del suo potere. Partito don Paolo PA NZERI nell'agosto del 1920 è arrivato don Negri, quegli che il 28 ottobre 1908 assunse, aspettato come un messia, e prese la Direzione dell'Istituto, dopo estenuanti trattative, liberando l'Istituto dal pericolo della chiusura, dopo che i Frati minori Osservanti, asportato tutto quello che ritenevano di loro pertinenza, chiuso l'Istituto e consegnato le chiavi, caricando quanto potevano su di un carretto, si trasferirono a Valmontone, con lui, al posto di don Borghi, ordinato come detto da Mons. Bianconi, in aiuto don Filippo BONACINA, il chierico Pietro ALFIERI TOGNINI e il chierico Amedeo CANZI. Don Carlo rimase ancora qualche mese per essere poi trasferito in altra Casa. Ai chierici si unì un certo Francesco BORRETTI, come semplice aspirante. Non c'era più il sacerdote addetto don Giuseppe CASTAGNOLA, proveniente dalle case del Nord, già incardinato alla diocesi di Piacenza e accolto, come altri, come addetto. Di lui si è occupata la pretura di Frosinone, per grave denuncia. Don Riccardo si adoperò per allontanare il rischio di chiusura dell'Istituto. Don Filippo diede un forte impulso alla propaganda.