Dagli annali familiari di don Luigi
Dagli annali familiari di don Luigi
Hanno sicuramente diversi meriti i due convegni storici sulle congregazioni fondate dal beato don Luigi Guanella, il secondo dei quali si tiene a Roma il 21 settembre, dopo la giornata di studio di Como del 7 giugno scorso. Un primo merito è quello di fornire una conoscenza più accurata delle vicende che, nel 1908, segnarono la vita delle due congregazioni guanelliane.
I fatti sono noti. Don Guanella aveva dato vita ai suoi due istituti - quello maschile era inizialmente intitolato "Figli del Sacro Cuore" - ed era desideroso di avere quanto prima l'approvazione pontificia. Così, d'accordo con il suo vescovo, monsignor Teodoro Valfré, ordinario di Como, nel 1896 avviò una prima richiesta di approvazione presso la Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari - la congregazione allora deputata per le questioni riguardanti i religiosi - ottenendone una risposta negativa, con l'esortazione a separare nettamente e giuridicamente i due istituti - maschile e femminile - secondo l'orientamento che, ormai da diversi anni, la Santa Sede aveva assunto. Esito negativo ebbero una seconda richiesta, avanzata nel 1899 e conclusasi nel 1901, e ancora una terza, tra il 1905 e il 1906, questa volta con l'osservazione - da parte della Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari - che don Guanella si era mostrato "noncurante" nell'osservare quanto precedentemente ordinato, e cioè di separare nettamente i suoi due istituti e di precisare meglio il loro apostolato, non apparendo conveniente estenderlo a qualsiasi opera di carità.
A questo punto don Guanella trovò nel padre Claudio Benedetti, redentorista, consultore della Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari, l'esperto che l'aiutò a districare la matassa. Il Papa Pio x, che apprezzava grandemente don Guanella per le sue opere a favore dei disabili - in quegli anni don Guanella aveva già portato la sua opera a Roma - desiderava che i due istituti venissero approvati quanto prima, ed espresse questo suo desiderio il 25 luglio del 1907; poi, però, edotto circa la concreta realtà degli istituti guanelliani, il 21 agosto del 1907 dispose di procrastinarne l'approvazione. Per l'istituto femminile il decreto di approvazione, infatti, fu emesso il 27 settembre 1908, mentre per l'istituto maschile, per il quale si era ritenuto opportuno indire una visita apostolica, il pontificio decreto di lode giunse nel 1912.
Il punto critico è che i due istituti considerano e festeggiano il 1908 come una data importante della loro storia. Se per le suore guanelliane non ci sono difficoltà - perché di fatto approvate nel 1908 - per l'istituto maschile, al contrario, v'è la questione di capire perché il 1908 costituisca una svolta nella loro storia. È uno dei punti che la prima giornata di studio ha cercato di chiarire.
Che cosa era successo? Aderendo alle indicazioni del padre Benedetti, don Guanella aveva deciso di separare l'istituto maschile da quello femminile. Aveva costituito un regolare governo con superiore generale e relativo consiglio, e aveva proceduto a una nuova emissione di voti (nell'istituto i voti si emettevano, però, già da diversi anni), esattamente quel 24 marzo 1908, di cui si è festeggiato da poco il centenario.
Come valutare questa professione?
Gli storici guanelliani, in buona parte, ritengono che questa emissione di voti costituisca la prima professione pubblica - in senso giuridico - nell'istituto. Altri, però, dubitano. Di fatto, fino a quel momento non vi era stata alcuna approvazione dell'istituto, e l'intervento del padre Benedetti, che aveva aiutato a dare una sistemazione canonica rispondente al diritto del tempo, non può essere considerato come un'approvazione pontificia, sia perché egli non aveva l'autorità di concederla, sia perché non vi fu alcun decreto, né di lode dell'istituto né di approvazione temporanea delle costituzioni. I voti emessi nel 1908, quindi, erano privati come quelli emessi in precedenza, anche se rinnovati - e ciò è esatto - nella nuova fisionomia dell'istituto consigliata dal padre Benedetti.
Se la visione giuridica resta soggetta a discussioni, il 24 marzo 1908 è stato comunque considerato di notevole importanza nella vita dell'istituto, che ha costantemente ampliato le sue opere assistenziali sia in Italia che all'estero.
Un secondo merito, che ci si può aspettare dall'attuale convegno romano del 21 settembre è quello di poter meglio conoscere l'orientamento della Santa Sede dagli inizi del pontificato di Pio ix sino al Codice di diritto canonico del 1917: un periodo fondamentale non solo nella storia delle due congregazioni guanelliane, ma di notevole importanza per tanti altri istituti religiosi.
Senza seguire qui tutti gli interventi dei Pontefici da Pio IX sino al Codice di diritto canonico del 1917, alcune questioni vengono in primo piano.
Intanto, quel lento lavoro, avviato poco prima da Pio ix per il riconoscimento delle congregazioni religiose femminili, giunge a maturazione, sotto Leone XIII, nel 1900 con la costituzione Conditae a Christo e le Normae del 1901 che precisano, nei dettagli, la struttura della congregazione religiosa. I nuovi istituti vengono, finalmente, considerati "congregazioni religiose". Alla data del 1900, tutte le difficoltà avanzate dai consultori della Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari circa l'opportunità o meno di permettere a una donna di essere superiora generale di un istituto religioso sono ormai superate. La "debolezza e volubilità del sesso" - come avevano osservato i consultori - l'inopportunità che la superiora generale e le religiose viaggiassero da una casa all'altra per svolgervi il loro apostolato o per partecipare ai capitoli generali - ad alcuni consultori sembra, infatti, che un viaggio ogni sei anni fosse eccessivo per le suore, e avrebbero preferito che il voto per l'elezione della superiora generale venisse espresso per corrispondenza - il timore di fronte a fondatrici che nelle loro scuole non esitavano ad accogliere i bambini o che, curando i malati, chiedevano di poter assistere anche gli uomini: tutto ciò era ormai lontano, e la Sacra Congregazione aveva deciso di accettare le proposte di alcuni dei suoi consultori, che chiedevano di poter sperimentare queste novità. Se all'inizio, negli anni dopo il 1830 e per molto tempo ancora, timorosa di quanto potesse fare una superiora generale, aveva stabilito che ogni istituto femminile venisse affidato alle cure di un "cardinale protettore" e la superiora generale venisse aiutata da un sacerdote, che poteva anche essere il superiore generale del collaterale istituto maschile, verso la fine dell'Ottocento la Sacra Congregazione aveva ormai constatato come le superiore generali fossero in grado di agire da sole e aveva chiesto l'autonomia dell'istituto femminile, così come aveva imposto a don Guanella, in quel momento fermo a una visione storica precedente.
Pio ix, poi, consapevole delle difficoltà in cui si trovavano gli istituti religiosi, che portavano ancora le conseguenze della rivoluzione francese, nel 1857 decise che in tutti gli ordini religiosi maschili si instaurasse un periodo di voti temporanei prima di arrivare alla professione perpetua solenne.
Questa norma portava un nuovo cambiamento nella vita religiosa, con conseguenze anche economiche, perché ritardava l'anno dell'ordinazione sacerdotale e quindi quella di ricevere gli stipendi per la celebrazione delle messe. Il Papa però, fu inflessibile, e nel 1902 con il decreto Perpensis (purtroppo non pubblicato nell'Enchiridion della vita consacrata, Milano-Bologna, Ancora-edb, 2001) il periodo di voti temporanei prima della professione perpetua solenne venne esteso anche ai monasteri femminili.
Certo, l'orientamento della Santa Sede in quegli anni era teso a trovare una configurazione adeguata per quegli istituti conosciuti poi come congregazioni religiose. Da qui, quindi, l'insistenza sulla vita comune, sull'abito religioso, sui voti che dovevano essere perpetui - nella prima metà dell'Ottocento e ancora sin verso la fine del secolo, in molti dei nuovi istituti si professavano solo voti temporanei, e in alcuni di essi con la formula "finché resterò nell'istituto". Questa preoccupazione, di conseguenza, portò la Santa Sede a valutare negativamente quelle fondazioni che già si stavano aprendo verso la forma dell'istituto secolare, quindi senza vita comune, né abito distintivo.
Come si vede, le novità illustrate in queste due giornate di studio non sono poche. Il tutto è coronato dal volume di Michela Carrozzino, La desiderata approvazione, appena edito, che racconta e documenta la storia dell'approvazione delle Figlie di Santa Maria della Provvidenza o suore guanelliane, chiarendo indirettamente anche la storia dell'istituto maschile.
(©L'Osservatore Romano - 21 settembre 2008)