L'inaugurazione della Casa risorta - di don Luigi Romanò
Estratto da "Culto e Carità" Storia della Casa Divina Provvidenza e della Chiesa di S.Agata di Ferentino, a cura di don Tarcisio Casali, ed. 1998
La ricostruzione della Casa Divina Provvidenza e della Parrocchia Sant'Agata: L'inaugurazione della Casa risorta
di don Luigi Romanò e Borgetti Guido
Ferentino, per la festa dell'Immacolata di quest'anno (1948), ha vissuto giornate di fede e di entusiasmo che faranno epoca nella sua storia. L'inaugurazione della risorta Casa Divina Provvidenza e della nuova Chiesa di S. Agata eretta in parrocchia, con il contorno di solenni celebrazioni susseguitesi in tre giorni di feste, costituiscono un ciclo di avvenimenti che non hanno precedenti e che rimarranno indelebili per molte generazioni.
L'antica cittadina Ernica da quasi mezzo secolo segue, ammira ed ama l'Opera, che nel cuore del Borgo S. Agata è il centro propulsore di fervorosa vita religiosa e sociale. In questi giorni ha sostato a lungo sulla piazza e nelle vie a contemplare il miracolo della fede, come generalmente si saluta la nuova costruzione della Casa Divina Provvidenza e annessa Chiesa di S. Agata.
Da due anni lo sguardo s' attardava velato di tristezza e di pianto sulle rovine del vecchio convento. La furia devastatrice della guerra, che pure in altre località della cittadina aveva seminato lutti e rovine, qui più crudelmente marcò il passo e lanciò tristi ricordi. Anche la bella Chiesa di S. Agata, tanto cara al popolo, ruinava squarciata nel petto: lasciando come ricordo della sua bellezza parte della grandiosa facciata e come sentinella in pianto il monumentale campanile.
Ma la Divina Provvidenza aleggiava materna sui luoghi del pianto e andava preparando la rinascita.
Quei due anni furono come l'inverno che custodisce in seno il germe della vita. Quando suonò l'ora, la fiamma latente ma non spenta vivificò in gran fiamma.
Proprio un anno fa, con solenne cerimonia, si pose la prima pietra della nuova casa. Su quella pietra tosto altre cento, mille, migliaia così che in un anno di febbrile intenso lavoro sorse grandiosa, imponente, splendida, degna del nome che porta e degli ideali che la ispirano.
Ora ti si presenta libera dal groviglio delle armature; e, se passi sulla Casilina o sbuchi dalla vetusta porta S. Agata, una forza misteriosa ti impone di fermarti a contemplare la facciata che si eleva lungo la nazionale, superba nelle linee e lucida nei marmi.
Se entri per il solenne portone, resti colpito dall' ampiezza e dalla luminosità delle aule e dei corridoi; e se passi a visitarla non hai che da ammirare la logicità delle sue parti e della sua disposizione. Veramente questa costruzione è uno dei primi e più coraggiosi sforzi dell'immane lavoro che la Patria sta svolgendo in questo difficoltoso periodo di assestamento postbellico.
Contemporaneamente alla nuova Casa, si elevò la nuova Chiesa sulle stesse fondamenta e delle stesse dimensioni di quella vecchia. E' risultato così un bel tempio di circa 30 metri per 13, a una navata semplice e però elegante nelle linee, con le volte lanciate con un ampio presbitero, con cappelle minori e fonte battesimale e vani per confessionali, con un laterale prospiciente l'Altare Maggiore, per comodità degli interni della Casa. Per ora vi è eretto solo l'Altare Maggiore, pure esso molto semplice, ma di effetto solenne. Mentre muratori e decoratori stamani prestavano gli ultimi ritocchi, S. Ecc. il nostro amatissimo Vescovo procedeva alla benedizione della Chiesa e alla consacrazione dell' Altare Maggiore, deputandoli al servizio divino.
Subito dopo verso mezzogiorno, veniva celebrata la prima Messa nella nuova Chiesa in ringraziamento e in propiziazione. "Voglia il Cielo che la risorta Chiesa, già prima centro di fede e di fervore, diventi ancor più per l'avvenire il centro di una più intensa vita cristiana, perché eretta per desiderio dell' Ecc.mo Vescovo Diocesano a Parrocchia!".
Sì fausta data (7 dicembre) fu preparata di un triduo di predicazione, tenuto dallo stesso Mons. Vescovo. Il primo giorno che fu officiata non poteva augurarsi migliore. Fin dalle prime ore del mattino i fedeli si accalcano nella nuova Chiesa, assiepano i confessionali, affollano la sacra Mensa. Le Messe si succedono sino a mezzogiorno, perché per la solenne occasione sono accorsi i Superiori maggiori dell'Opera Don Guanella e molti dei sacerdoti che hanno lavorato nella vecchia Casa e Chiesa. La Messa solenne fu condecorata egregiamente dalla corale del Circolo Cattolico maschile di S. Giovanni; e il Vicario Generale della Congregazione pronunciò commosse parole di ringraziamento e di augurio per le risorte Opere di Ferentino.
L'entusiasmo toccò l' acme nel pomeriggio alla solenne processione di trasporto del Santo Crocifisso e dell'Immacolata nella nuova Chiesa. Dire che tutta Ferentino si mosse, pianse e delirò, è troppo poco.
Mai a memoria d'uomo si vide un entusiasmo pari a quello con cui la cittadinanza tutta prelevò dalla Cattedrale i suoi più grandi Tesori, li trasportò per le vie della città fra preci e canti e grida di gioia, fece ala alloro passaggio e li accompagnò alla loro nuova dimora. Già le tenebre avvolgono le vie. Più che le faci e le luci dei fuochi che descrivono nei cieli fantastiche stelle e guizzi di gioia, è la fede robusta che illumina il cammino a questa gente ricca di fede e di amore.
La folla intanto si accalca sulla piazza e nelle vie adiacenti. Appaiono fuori porta S. Agata la Madonna bella ed il Cristo suo ancor più bello: sostano essi pure davanti alla facciata della Chiesa e dominano sul mare ondeggiante di teste. In questa atmosfera calda di fede e di amore scatta la robusta parola dell 'Ecc. On. M. Cingolani, Ministro della Difesa, che elettrizza la folla; e quella dell 'Ecc.za Mons. Vescovo, commosso davanti a tanti suoi figli. Quindi Mons. Vescovo, elevando il SS. Sacramento, esce in Piazza a benedire il popolo.
Poi gli augusti e santissimi pellegrini, fra un interminabile scroscio di applausi e grida, fanno ingresso nella nuova, nella loro Chiesa e prendono possesso nelle rispettive Cappelle. Queste sono ancora nude e disadorne, ma la pietà dei figli preparerà una degna dimora e Li circonderà ognora di cuori e di preghiere che sono i più belli ornamenti .
... L'alba della solennità (8 dicembre) vide la Chiesa da ore affollata di gente per le SS. Messe ininterrotte e i SS. Sacramenti. Alle ore dieci e mezzo solenne Pontificale di Sua Ecc. Mons. Vescovo, presenti il Capitolo della Cattedrale ed il Seminario. I fedeli gremiscono la navata principale, le cappelle, il braccio trasversale, le tribune. Sul presbiterio, in apposite bancate le autorità civili del Comune, della Provincia, nonché personalità giunte dalla Capitale. S. Ecc. al Vange lo tiene una elevata Omelia e prende occasione per ringraziare autorità e popolo e invocare le benedizioni divine sulla nuova Chiesa e Parrocchia. La funzione è condecorata dalle esecuzioni della Cappella Sistina. Per le ore sedici è fissata la inaugurazione ufficiale della Casa. La folla si assiepa sulle vie e passa e visitare la Chiesa e i locali dell' istituto. La cerimonia ha inizio ai piedi dell' Altare, dove il Vescovo davanti al SS. Sacramento intona l'inno del ringraziamento cantato alternativamente dal popolo e dalla Cappella.
Finita la cerimonia religiosa, la folla si riversa in piazza. Prende la parola il Sindaco di Ferentino. Con nobilissime parole esalta l'0pera finora svolta dalla Casa Divina Provvidenza, le augura un avvenire ancor più ricco di frutti per l'elevazione del popolo e affida, come per il passato, la nuova Casa all'affetto e all'appoggio della cittadinanza. Quindi segue il Superiore Generale dei Servi della Carità, che ricorda il Fondatore don Guanella e gli raccomanda la nuova Casa. Da ultimo S. Ecc. Mons. Vescovo con elette parole saluta le novelle creature della Provvidenza del Signore, auspica loro un luminoso avvenire alla maggior gloria di Dio per il bene delle anime e benedice con effusione di Padre. "Voglia il Cielo, che le solenni celebrazioni che hanno salutato la rinascita delle opere guanelliane in Ferentino e i voti che le hanno accompagnate siano felici auspici per il loro avvenire, perché loro si apre innanzi un vastissimo orizzonte nei campi della carità e dell' apostolato!".
Ed ecco, a chiusura, l'articolo di Guido Borgetti su " Il Nuovo Giornale d'Italia" di Roma del 16 dicembre col titolo: "E' risorto l'Istituto di Ferentino".
Sembra un sogno! Un solo anno è passato e risorge, come d'incanto più grande e più bello di prima, l'istituto don Guanella in Ferentino. Opera altamente sociale e profondamente divina: accoglierà i poveri, i vecchi, gli orfani, i derelitti. La Provvidenza di Dio sa in ogni tempo suscitare uomini adatti per attuare i propri disegni e l'istrumento disposto dalla Divina Provvidenza è stato l'instancabile Sacerdote don Angelo Lecchi. Intelligente, attivo, rotto ad ogni fatica, il buon don Angelo per più anni non ha conosciuto riposo. Fatica immane, quella di rimuovere gli ostacoli burocratici! Ed oggi, alla distanza di quasi un anno, l'Istituto è risorto.
Sono andato a visitarlo poco tempo fa, accompagnato da don Angelo. Lunghi dormitori: in due file i letti per gli orfani. Grandi archi d'orizzonte, pianerottoli, terrazzi. Don Angelo mi precede agile e svelto. Si esce su di un terrazzo vicino al campanile rimasto in piedi, alto e snello, annerito dal tempo.
Le campane sono lì solitarie e mute da tempo. Le sentimmo suonare una sola volta dopo la guerra: era di Pasqua. Le nostre donne avevano le lacrime agli occhi. Questi suoni che si spandevano a ondate nell' aria Pasquale, scendevano in fondo alle loro anime come voci consolatrici; sembravano forse voci che, venendo dalla lontananza senza tempo, portavano il ricordo dei figli e dei parenti scomparsi e portati via dall' orrendo uragano della guerra. Tutto un passato di affetti, vivo e ancora doloroso si riaffacciava con quel suono.
Ecco perché forse le nostre donne piangevano. Udii una di loro esclamare: "Non tanto mi punge il dolore della mia casa distrutta quanto di questa chiesa ... " . E anche la Chiesa di S. Agata oggi è risorta come prima: più bella di prima, centro di raccolta delle anime doloranti che sentono la necessità dolorosa di sollevarsi sul mondo.
Ogni giorno le campane torneranno a suonare al mattino, al mezzodì, alla sera; e ogni madia domestica avrà il sua lievito e ogni altare avrà la sua Ostia di sacrificio e ogni fatica sarà benedetta.
"E dite - chiesi a Don Angelo che mi accompagnava - come avete fatto in sì breve tempo a costruire una sì grande opera?".
"E' la Provvidenza" mi rispose, mentre il suo viso si illuminava d'un leggero sorriso, subito spento.
"Sì, la Provvidenza!".
Mi ricordai allora delle parole di don Luigi Guanella, che or sono molti anni, conobbi qui nella nostra borgata di S. Agata: " Chi dà al povero riceve da Dio ... " e pensai che Dio forse soffre nelle sue creature. Mi vennero allora in mente le parole del Divino Maestro: "Ebbi fame e mi deste da mangiare, ebbi sete e mi deste da bere, nudo e mi vestiste" e pensai ai miracoli della carità cristiana.
"Carità verso tutti" dice il motto. Carità verso i derelitti, gli abbietti, gli scacciati dall'umana società, dove tutto è menzogna. Ad un tratto don Angelo si fermò e dopo un momento di riflessione mi disse, chinandosi verso di me: "Vede, noi, - come dice il Manzoni - siamo come il mare, che riceve l'acqua da tutte le parti e la torna a distribuire a tutti i fiumi" .
Pensai allora all'immensa schiera dei benefattori dell'Opera Don Guanella, sparsi per il mondo, noti od ignoti, uniti solo dall' amore e dal divino vincolo della Carità Cristiana. Il sole era vicino al tramonto quando lasciammo l'istituto.
Lasciai don Angelo con animo commosso.
L'edificio consta per ora di due ali ad angolo retto: una lungo la via Casilina, l'altra verso la via di Santo Jago.
La prima, delle dimensioni di metri 38 x 12 x 22, comprende un lungo vano seminterrato per uso di laboratori, gli uffici di direzione, cinque aule scolastiche, due dormitori con vari e modernissimi servizi igienici, il tutto per la vita giornaliera di circa 206 orfani.
L'ala di Santo Jago comprende la ricostruita chiesa di Sant'Agata, nuova parrocchia, delle dimensioni di m. 20 x 8 x 22, contenente quattro cappelle interne oltre l'altare maggiore e la cantoria.
Comprende anche un primo reparto interno con atrio, portineria, sala parrocchiale, sagrestia, cappella per alunni e guardaroba. Per uno scalone principale si accede alla cucina e refettorio alunni, alle dispense, alla lavanderia e ad altri servizi. Nel primo e secondo piano in interno vi sono le docce per i bambini e n. 4 stanze per sacerdoti. Il primo piano - reparto Suore - comprende una cappella antistante alla chiesa pubblica, due sale per dormitori, il refettorio e le dispense. Il secondo piano reparto Suore comprende invece l'infermeria con due stanze ed annessi servizi sanitari.
La chiesa di Sant'Agata Vergine e Martire, che non ebbe sempre la forma attuale, rimonta al secolo XIII e conserva memorie storiche di grande interesse per la città di Ferentino: il sepolcreto del martire Sant' Ambrogio, protettore della città, e la memoria della dimora del corpo di Papa Celestino V, il predecessore di Bonifacio VIII.
Ma la Provvidenza, con altre mire e altri disegni, aveva riservato la chiesa e il caseggiato attiguo per un altro apostolato, per un' altra Opera del tutto degna dello spirito di S. Francesco e sceglieva all'uopo un altro grande italiano: don Luigi Guanella. Nata dal suo grande cuore, l'Opera continuerà con il suo carisma a seminare: 'Culto e Carità'.