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Organizzazione dell'Istituto guanelliano e delle scole

  • Culto e Carità

2. Organizzazione dell’Istituto guanelliano e delle sue scole

di Biancamaria Valeri

tratto da Scuole nella Casa della Divina Provvidenza in Ferentino, La costituzione della  casa guanelliana in Ferentino nel 1908 -  quarto appuntamento

Fu una scelta veramente provvidenziale quella di affidare al B.Luigi Guanella le istituzioni pic di Ferentino: orfanotrofio maschile "Macioti" e ricovero "Regina Elena" per vecchi e inabili. Il B. Guanella aveva le idee chiare su come condurre le istituzioni benefiche a lui affidate.
Già nello Statuto per l’Opera Maschile del 1893 aveva stabilito che nelle sue Case i sacerdoti avessero come principale apostolato "la cura degli orfanelli, la scuola agli studenti,la cura agli infermi della casa, la predicazione"(12). Gli orfani erano preferiti: si sarebbero accettati da vari paesi(13) e sarebbero stati istruiti secondo la dottrina tomista( 14). Nelle case, poi, sarebbero stati accettati, "dalle classi povere del popolo ovvero dalle agiate", gli artigianelli(l5), che avrebbero avuto un orientamento professionale nelle "arti più comuni della vita"(l6). Questi a 15 anni avrebbero potuto "ascriversi alla. Piccola Casa; ai 16 anni possono obbligarsi con voti temporanei di religione"(l7),Per gli artigianelli il Regolamento dell’Opera Maschile del 1893 stabiliva una selezione ed un indirizzo alle varie arti, sccondo l’attitudine e l'inclinazione del giovane(18). Scelto il mestiere, questo doveva essere appreso "senza variazione"(19).

Il lavoro era inteso come apprendistato, per questo l’orario era scandito in due turni: la mattina dalle 8 alle 12, nel pomeriggio dalle 7 alle 9 circa. Per i piu piccoli il turno pomeridiano poteva essere alleggeritoile "accorciato"(20). L’anno successivo, nel 1894, il B. Guanella dettò un altro Regolamento interno, con cui determinava le regole per il compartimento maschile della Piccola Casa. La regola di ammissione era l’onesta condotta morale. "Il compartimento degli uomini poi si divide in pin famiglie, che sono: 1. dei sacerdoti; 2. dei chierici studenti; 3. degli artigianelli; 4. dei derelitti minori; 5. dei vecchioni"(21). Anche se gli studenti, scelti perché davano chiari indizi di voler aspirare alla carriera ecclesiastica, avevano da applicarsi massimamente allo studio, alla scuola e alla preghiera, pur tuttavia "nei ritagli di tempo o come meglio, si applicano in qualche servizio che alla Piccola Casa possa tornare utile o sia di urgenza". Allo studio doveva unirsi l’applicazione "a qualche utile arte od impiego"(22).

Il B. Guanella dedicò particolarmente attenzione al settore degli artigianelli, settore cui accedevano i giovinetti dodicenni piu abbandonati e piu poveri. "I figli che vengono dalla campagna si rimettono per impiego alla coltura nella campagna, piuttosto che all’arte nella citta. Le arti si scelgono fra le comuni ai poveri, come la calzoleria, il falegname, il legatore di libri, il panieraio e simili... Gli artigiani che possono disporre di un mensile, benché tenue, sono obbligati a prestarlo. Si ricevono i piu abbandonati, orfani dei propri genitori ovvero figli   genitori inutili. Giovanetti di famiglie benestanti se si ha il posto si ricevono" dietro pagamento di una retta, che possa dare "sollievo ai più poveri"(23). Il Regolamento interno del 1899 fu più preciso nello stabilire le norme relative al reclutamento degli Artigianelli, al loro orientamento professionale, all’apprendimento della specifica arte, verso la quale essi erano orientati.

Dapprima il B. Guanella indicò le caratteristiche funzionali della categoria degli artigianelli: "ognuno ha una inclinazione naturale ad un particolare ufficio...segno della vocazione di Dio. A questa vocazione come per naturale concatenazione sono annesse le speciali grazie che determinano la felicita temporale ed eterna del chiamato... Scelta poi una vocazione, dopo maturo esame, a quella conviene attenersi costantemente. Bisogna poi sostenere la debolezza dell’artigianello che si sente spingere ai cambiamenti...

La legge civile determina le ore di lavoro, qualita di lavoro e pesa l’eta del giovanetto apprendista". Le arti oggi in esercizio sono la tipografia, la sartoria, la calzoleria, la scatoleria, il falegname di fabbrica. Queste arti son da coltivare sino al perfezionamento...Quanto all’educazione della mente, si guardi di non fare dell’operaio una macchina; si istruisca nella religione con l’insegnamento religioso si accompagna l’insegnamento del leggere e dello scrivere, delle quattro operazioni semplici e decimali, dei principi del disegno lineare ovvero di ornato e simili...Agli artigiani si conviene la scuola di canto e di suono...Data occasione, si conducano in visite di opifici atti ad istruirli ed invogliarli"(24). L’ istruzione richiesta per gli artigianelli si limitava al grado elementare, non per lasciarli ad un livello sociale inferiore, ma perché la società, in cui si scrivevano tali regole, non richiedeva all’operaio, anche se specializzato, o le competenze e le abilità culturali necessarie nella società a noi contemporanea. Dopo aver delineato la fisionomia morale, culturale e sociale dell’artigianello, il B. Guanella nel Regolamento del 1899 specificò le varie attività lavorative curate nella Casa:  sartoria, calzoleria, falegnameria, tipografia, legatoria, lavori agricoli(25).