La Casa Divina Provvidenza di Ferentino - di B.M. Valeri 3
Terzo appuntamento - di Biancamaria Valeri
Quest'ultimo contratto aveva una durata di trent’anni e stabiliva un canone di affitto annuo di £ 343. Nel 1908, intanto, il vescovo mons. Bianconi pensò di istituire anche un ricovero per indigenti e inabili al lavoro. L’opera pia sarebbe sorta con l’incameramento dei beni di tutti i luoghi pii cittadini, specialmente delle confraternite, che già erano state riunite sotto l’amministrazione della Congregazione di Carità (3); ma per la gestione dell’ente benefico bisognava far ricorso ad un ordine religioso, che fosse specializzato per l’assistenza agli inabili ed agli anziani. L’orfanotrofio maschile era ormai in decadenza, i padri Francescani avevano abbandonato il paese. Nel giugno 1907 avvenne un incontro provvidenziale: don Luigi Guanella, che in quel periodo si trovava in Roma per organizzarvi le sue istituzioni assistenziali, venne a contatto con il vescovo di Ferentino mons. Domenico Bianconi, desideroso di promuovere tanto l’orfanotrofio maschile “Macioti” quanto il ricovero per vecchi. L’incontro tra le due anime elette ci è stato tramandato come se la Divina Provvidenza fortuitamente e misteriosamente avesse operato: per sbaglio il beato Guanella nel suo viaggio da Roma a Frosinone scese alla stazione ferroviaria di Ferentino, dove trovò il nipote del Vescovo ferenti nate, che lo condusse subito dallo zio, in ansia perché non riusciva a trovare un ente che facesse funzionare le Opere Pie della città (4). Indipendentemente dalle modalità dell’incontro tra il Vescovo Bianconi e il beato Guanella, è certo che il 31 gennaio 1908 vi fu una scrittura privata tra il Beato e i componenti del consiglio direttivo dell’orfanotrofio “Macioti”, assistendo all’evento anche il Vescovo(5). Con questa scrittura privata si soddisfacevano tanto le intenzioni dell’Ordinario diocesano quanto del comune di Ferentino, che desideravano soprattutto la funzionalità degli istituti di beneficenza.
Nella scrittura si faceva riferimento anche alla prossima erezione del ricovero “Regina Elena” per gli anziani e gli inabili; ma il primo pensiero e la prima urgenza era la direzione dell’orfanotrofio. Infatti la scrittura privata venne formalizzata in contratto, stipulato con rogito pubblico, il 3 dicembre del medesimo anno(6). Con tale atto la direzione e l’amministrazione della opera pia orfanotrofio maschile “Macioti” passava di diritto e di fatto al beato Luigi Guanella, il quale vi poneva come primo rettore lo zelante don Riccardo Negri (7). Il contratto aveva durata trentennale ed era prorogabile automaticamente.
L’Opera pia “Macioti” cedeva ai guanelliani l’uso gratuito dell’ex convento francescano di S.Agata e dei suoi arredi, eccettuando l’uso delle botteghe prospicienti la strada. Ai Servi della Carità veniva assegnato un contributo annuo per le spese dell’officiatura e venivano dati in affitto: l’orto, annesso al convento, di ettari 0.72 ad un canone di £ 837,50; un terreno seminativo, arborato vitato e in parte olivato, di ettari 3 e centiare 6, unito ad una casa di abitazione di sei vani, ad un canone di £ 343 annue. Don Guanella si obbligava a condurre e mantenere a sue spese l’orfanotrofio maschile “Macioti”, in completa osservanza delle disposizioni testamentarie; ad accettare nell’istituto il numero degli alunni che il consiglio di amministrazione volesse ricoverarvi, con il pagamento di una retta di £ 18; a migliorare il fabbricato, per renderlo più adatto alle esigenze di un orfanotrofio e di altre opere di beneficenza, che al concedente piacesse impiantare; infine don Guanella era facoltizzato a promuovere e collegare all’orfanotrofio tutte le opere di beneficenza che volesse, specialmente una colonia agricola(8).
Ben presto anche il ricovero “Regina Elena” divenne una realtà: fu eretto in ente morale con R. D. del 6 marzo 1910 e la sua amministrazione venne affidata all’opera di don Guanella il 22 ottobre del medesimo anno(9). I Servi della Carità si obbligavano a condurre e mantenere il ricovero, a mettere a disposizione, ove occorressero, altre stanze del convento di S.Agata e di accettare i ricoverati nel numero stabilito dalla Congregazione di Carità. Alla convenzione fu assegnata una durata di 28 anni, in modo che scadesse contemporaneamente con quella stipulata per ll’orfanotrofio “Macioti”. Le istituzioni giuridicamente erano costituite; bisognava dare a loro linfa vitale. Numerosi furono i benefattori, sollecitati in tutta la regione da un bollettino trimestrale, voluto dal fondatore, col titolo di “Culto e Carità”. Don Paolo Toscani ed una piccola fanfara, composta da suonatori ospiti dell’orfanotrofio, giravano di paese in paese per raccogliere elemosine nel periodo dei raccolti agricoli, specialmente dell’olio(10). Anche lo stesso don Guanella non dimenticò di beneficare l’Opera di Ferentino, inviando per l’istituto, il 4 dicembre 1910, un harmonium, una macchina per proiezioni, della musica e assicurando il dono di attrezzature per l’allestimento di un palcoscenico(11).