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1 - Nella tempesta: Non ci si salva da soli

  • Lettera del Vescovo Ambrogio Nella tempesta salvaci Signore

Quella preghiera ebbe il suo effetto. Gesù “si destò, minacciò il vento e disse al mare: Taci, calmati! Il vento cessò e ci fu grande bonaccia”. Ecco la forza della parola di Gesù. C’è un legame tra questa forza e la preghiera dei discepoli. Essi, nonostante la paura, si rivolgono a Gesù e ciò provoca il suo intervento. Dio ha bisogno che non ci vergogniamo di chiedere, di mostrare la nostra impotenza. Sì, proprio noi che a volte pensiamo di fare a meno di Lui, di farcela da soli, di andare avanti stringendo i denti, isolandoci caparbiamente o rimanendo con i nostri, per mostrare la nostra forza e la nostra autosufficienza. Tuttavia, nell’isolamento forzato di questi mesi, ci siamo accorti di non farcela da soli, di avere bisogno degli altri e di Lui, perché ci dia una mano e, in qualche modo, mostri la forza del suo amore. Abbiamo bisogno del “noi” delle nostre comunità, che ci portano davanti a Gesù nella preghiera personale e comunitaria, perché il Signore la ascolti e intervenga. In quella barca, infatti, i discepoli sono insieme. Insieme si potevano salvare, ma anche perire. Non ci si salva da soli! Il destino di ognuno è legato a quello degli altri. Un virus, nato lontano, è arrivato fino a noi e ha invaso il mondo: siamo connessi nel bene e nel male. Per questo è del tutto illusorio quando pensiamo di farcela da soli o quando un luogo, una città, un Paese, o un continente intero, pensa di separarsi dagli altri, di costruire muri o difese. Questo non significa rinunciare a prenderci le nostre responsabilità, ma va fatto con lo sguardo largo di Gesù, che passava e guardava sempre con compassione e sapeva andare oltre la scontatezza dello sguardo e del giudizio sugli altri, sapeva vedere le conseguenze del male nella società e non solo nell’individuo che gli stava di fronte. Il male infatti, come il bene, è contagioso e non si vince da soli.